Robert Johnson – il bluesman che fece un patto col Diavolo

saxophone

“Per me Robert Johnson è il più importante musicista blues mai vissuto. Non ho mai trovato nulla di più profondamente intenso. La sua musica rimane il pianto più straziante che penso si possa riscontrare nella voce umana” – Eric Clapton

Spesso e volentieri, le persone se ne inventano di ogni per non riconoscere il talento o spiegare una passione travolgente come quella con la quale suonava Paganini. Robert Johnson, però, di talento non ne aveva. Secondo alcuni dei più grandi bluesmen dell’epoca, Johnson “suonava la chitarra solo per fare rumore”. Inoltre, di solito sono gli altri a dirlo, gli altri a diffamare il talento. Ma Johnson stesso, se glielo chiedevi, non si tirava indietro e ti raccontava molto volentieri come aveva fatto il patto col Diavolo.

La Gioventù

Nato nel 1911 a Hazlehurst, Robert Leroy Johnson fu una delle più grandi leggende del panorama blues, nonché uno strumentista di un’abilità inaudita. Da molti è oggigiorno considerato antesignano del Rock, colui che con la sua abilità con la chitarra mise giù quelli che poi diventarono I modelli ai quali si rifece la musica rock.

Fin da quando era piccolissimo, Johnson, nato Spencer poiché prese il nome da nubile della madre e solo dopo che venne a conoscenza di chi fosse il padre biologico lo cambiò in Johnson, aveva una passione per la musica.

C’era addirittura chi diceva che fosse ossessionato per la chitarra, al punto che, piuttosto che andare a lavorare nei campi, si faceva picchiare dal patrigno che lo definiva uno scansafatiche. E seppure Johnson non avesse talento, egli aveva delle dita lunghe e affusolate perfette per suonare la chitarra che non voleva rovinarsi andando a suonare nei campi.

Per quanto si impegnasse, però, la sua capacità con la chitarra non saliva mai al di sopra del mediocre. Questo però a Johnson non importava. Quando aveva solo 18 anni si recò a Memphis, dove incontrò Virginia Travis. Ben presto I due si sposarono. Era un periodo felice per Johnson, ma fu breve. Virginia rimase incinta, ma sia lei che il neonato morirono durante il parto. Il dolore fece impazzire Johnson che cominciò a girovagare senza sosta per il Mississippi, affogano il suo dolore in donne e alcol. Per un anno, nessuno lo vide.

Il Patto

Si sa, nelle leggende c’è sempre qualcosa di vero. Quello che in questo caso si sa è che, appena un anno dopo la morte della moglie, Johnson tornò alla sua città natia. Chitarra in mano, prese il palco. Quello che un tempo era stato un uomo che I suoi amici avevano detto suonare solo per fare rumore, si esibì in una performance complicatissima e perfetta. Niente a che vedere con il Robert che tutti conoscevano.

Le versioni su cosa sia successo durante l’anno di vagabondaggio di Robert sono molte, ma tutte includono alcuni elementi:

  • Un crocevia
  • Un uomo incappucciato
  • Il Diavolo

È importante menzionare che Johnson fosse afroamericano. Questo perché secondo il suo racconto, una notte, dopo che Johnson aveva passato mesi e mesi a logorarsi dentro le case nelle quale si spostava a strimpellare la chitarra senza risultati, disperato, si diresse verso un crocevia. Nella cultura africana, importata negli Stati Uniti e nel Mississippi in particolare dagli schiavi nera, se desideri qualcosa con tutto te stesso, se vai a un crocevia a mezzanotte e aspetti ti apparirà Satana. E questo è proprio quello che Johnson fece. Mentre si trovava a Clarksdale, a mezzanotte, egli si diresse all’incrocio fra 61 e 49esima a mezzanotte. Qua gli apparse un alto uomo vestito di nero, il cappuccio calato sugli occhi. In cambio della sua anima, il Diavolo diede a Johnson un talento senza uguali nel suonare la chitarra.

Il Diavolo, secondo Johnson, ascoltò la sua richiesta, poi prese la sua chitarra e la accordò. Quando gliela ridiede, Johnson era diventato uno dei più grandi strumentisti di tutti I tempi.

La Morte

Il neotrovato talento di Johnson non tardò a essere notato. La sua vita, però, non fu mai una tranquilla; tutti I suoi testi parlavano di demoni e spiriti che lo inseguivano, e saltava da una città all’altra come se stesse scappando da qualcosa. In tutta la sua carriera, Johnson incise solo 29 pezzi. 29 pezzi che rappresentarono l’apice della musica blues e di cui uno dei più famosi è Me and the Devil Blues.

Come tanti altri grandi dopo di lui, Johnson morì a soli 27 anni. Come la sua vita, della quale si hanno solo due foto, anche la sua morte è avvolta nel mistero. Non si sa infatti se sia morto avvelenato, come dicono alcuni, o se lo abbiano accoltellato, come dicono altri. L’unico modo per scoprirlo sarebbe fare un’autopsia, ma questo non fu mai possibile perché, nonostante si abbia il certificato di morte di Robert Johnson, non si sa dove sia seppellito il corpo. Sappiamo però dove non si trova il suo corpo, ovvero sotto le sue tre lapidi a Greenwood. Una misteriosa signora sostenne che il suo corpo si trovasse a Morgan City, ma visto che ancora non è stato trovato, la veridicità della constatazione rimane ancora da verificare.